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Entropia pedagogica quale nuova forma di eutanasia.

Entropia educativa e culturale: verso nuove forme di eutanasia.

La mancata consapevolezza della propria incompletezza informativa e culturale è un fenomeno preoccupante, soprattutto in una società così complessa e interconnessa nella quale le opportunità di studio e di informazione sono molto accessibili.

É facile cadere nella trappola dell’ignoranza inconsapevole, ossia in quella condizione in cui si ignora non solo la propria mancanza di conoscenza, ma anche la mancata volontà di approfondire e colmare le proprie lacune.

Questa incapacità di riconoscere i propri limiti intellettuali e culturali si concretizza in una vera e propria pigrizia mentale e nella tendenza a evitare lo sforzo indispensabile per accrescere il proprio sapere: questo comporta una esposizione a informazioni superficiali, immediate e facilmente fruibili, che non inducono le indispensabili riflessioni critiche e l’apprendimento.

Molti rimangono bloccati in un confortante immobilismo cognitivo, incapaci di sfruttare le risorse che hanno a disposizione, senza approfittare della vasta gamma di opportunità di istruzione, autoformazione e arricchimento.

È a mio parere una situazione di ristagno intellettuale che porta a concezioni distorte e semplificate di questioni complesse, non solo sul piano filosofico o morale, ma anche in ambiti in cui la riflessione dovrebbe essere più approfondita e responsabile.

Basti pensare all’uso dell’intelligenza artificiale per redigere le tesi di laurea senza neppure variarne le forme o i testi, o la redazione di post nei social media senza capirne i significati, o la lettura superficiale di post solamente in relazione all’immagine allegata … per non dire delle figure dei ghost-writers.

Questa visione rappresenta a mio parere un grave malinteso del ruolo dell’educazione e della formazione: l’educazione richiede costanza, pazienza e una continua apertura verso il cambiamento e la crescita.

Smettere di educarsi, cessare di formarsi, è in realtà una negazione all’essenza del proprio sviluppo umano.

Credo, in maniera provocatoria e drammatica, che si possa parlare di eutanasia educativa, quale rinuncia a comprendere e migliorarsi rappresenta una forma di auto-annientamento intellettuale.

Questo mio esempio estremo e provocatorio è la metafora dell’eutanasia applicata all’educazione e alla formazione: così come è in discussione il diritto di porre fine alla sofferenza fisica insopportabile attraverso l’eutanasia, si sta configurando l’idea di “porre fine” anche a situazioni educative ritenute impegnative, difficili, incomprese o frustranti, facendo prevalere le forme euristiche della comunicazione senza decostruirla.

Sono convinto che l’educazione e la formazione permanente sia un cammino che ci porta a conoscere noi stessi, dei nostri limiti e delle nostre potenzialità: se si decide di lasciarlo, nonostante le variegate opportunità offerte, significa accettare una specie di morte culturale, una paralisi che ci priva della possibilità di crescere, evolverci e contribuire in modo significativo alla nostra comunità.

Credo che sia indispensabile che la politica e le professioni educative prendano seriamente in considerazione questa realtà, favorendo processi di impegno attivo per superare l’indolenza intellettuale, per riconoscere l’importanza della conoscenza e della formazione continua e per combattere l’idea che abbandonare questi aspetti possa essere una soluzione accettabile.

La vera crescita umana, individuale e collettiva, avviene solo quando siamo disposti ad affrontare con consapevolezza i nostri limiti e a intraprendere il cammino necessario per superarli: l’efficacia e l’efficienza delle azioni educative, che sappiano parlare al cuore e alla mente della persona adulta, devono favorire la promozione del pensiero laterale e la coscientizzazione, per intervenire sui fenomeni di entropia ed eutanasia pedagogica e culturale, caratteristici della nostra epoca di sur-modernità.

Ripensare alla trasversalità delle competenze significa affrontare i benefici globali delle opere di coscientizzazione degli adulti, in un’ottica di flusso, nella ineluttabile necessità di riempire di bellezza la vita adulta, per dare più vita agli anni e non solo più anni alla vita: non è solo una questione di acquisire informazioni o competenze, ma è dare valore a se stessi.

Promuovere nuove forme di sostegno e di risposta ai bisogni sociali favorisce l’integrazione delle risorse della comunità per la promozione della capacità delle persone e della loro autonomia, per l’entelechia di Aristotelica memoria.

Non è mai troppo tardi per una mentalità aperta all’apprendimento, mantenendo la curiosità e la volontà di imparare, ricercando opportunità di apprendimento formale e informale, per assumersi la responsabilità del proprio percorso formativo e pensare con la propria testa, superando le difficoltà dell’omogeneizzazione, oltre la filosofia pensiero unico.

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